Letizia Toscano
Infermiera stomaterapista specializzata in area pediatrica, Terapia intensiva neonatale, AOU IRCCS Meyer, Firenze
Alice Grandi
Infermiera specializzata in area pediatrica, Infermiera Terapia intensiva neonatale, ASST Spedali Civili, Brescia

La stomia intestinale è un’apertura chirurgica sull’addome del paziente che permette l’espulsione di feci. Questa può essere temporanea o permanente e si differenzia a seconda del tratto di intestino interessato.
In particolare, in epoca neonatale, una stomia è un intervento terapeutico effettuato in risposta a diverse problematiche tra le quali vi sono i difetti congeniti del tratto intestinale (soprattutto le malformazioni anorettali) e patologie quali l’enterocolite necrotizzante e l’ileo da meconio. Nonostante negli ultimi decenni vi sia stato un aumento della frequenza di stomie nei neonati, la ricerca scientifica infermieristica, in questo campo è ancora limitata.
L’assistenza infermieristica al neonato portatore di stomia richiede una formazione specifica, che tenga conto non solo dell’approccio chirurgico utilizzato ma anche delle peculiarità del paziente che sono molto differenti dall’adulto: l’età gestazionale e il peso del neonato, la fragilità e le caratteristiche anatomiche della cute, la minor presenza di muscolatura addominale, la postura prevalentemente supina e, non ultimo, la necessità di utilizzo di devices e prodotti dedicati.
In generale, gli interventi assistenziali, se efficaci, riducono largamente le principali complicanze alle quali può andare incontro la stomia e che più frequentemente riguardano la cute peristomale (con eruzioni, arrossamenti, dermatiti, ulcerazioni, ecc.) o lo stoma stesso (con fenomeni ischemici, retrazione o prolasso).
Tra le strategie chirurgiche attualmente utilizzate nella patologia intestinale in epoca neonatale vi è la tubostomia. Questa tecnica, proposta per la prima volta nel 2006, rappresenta un’alternativa alla stomia convenzionale soprattutto nelle strategie di espansione tissutale controllata dell’intestino (CTE) e per la gestione della sindrome neonatale dell’intestino corto (SBS). Una corretta applicazione delle tecniche di gestione delle tubostomie potrebbe avere ricadute positive e di grande interesse anche per l’attività infermieristica neonatale.
La tubostomia prevede il posizionamento di due cateteri ancorati, che vengono inserirti nell’intestino, il primo prossimalmente, mentre il secondo distalmente al decorso intestinale resecato. In questo modo risulta molto più semplice il trasferimento degli effluenti raccolti a monte dal catetere prossimale, verso il catetere distale e di conseguenza far sì che si instauri un ricircolo fecale più efficace con: stimolazione del tratto intestinale distale, ridotti fenomeni di disfunzionalità e ipoplasia della mucosa, minor deficit di assorbimento e minori perdite di liquidi, elettroliti e nutrienti. Per contro molti neonati stomizzati con metodo tradizionale. vanno maggiormente incontro a frequenti ricoveri ospedalieri per diarrea incontrollabile, disidratazione e acidosi metabolica (Coletta et al, 2022).
Nella tubostomia, il tratto distale adeguatamente stimolato sarà più idoneo ad un intervento di ricostruzione intestinale e/o di chiusura dello stoma.Altro notevole vantaggio di questo approccio è la necessità di rimuovere porzioni minori di intestino durante l’intervento di ricanalizzazione (ovvero nel momento in cui vengono ricongiunte la porzione prossimale e distale dell’intestino resecato).
In una recente scoping review infermieristica condotta presso l’ospedale Meyer di Firenze e pubblicata nel 2024 su Infermieristica Journal, sono stati evidenziati alcuni dei vantaggi e gli svantaggi della stomia classica rispetto a quelli della tubostomia nel neonato.
Le complicanze successive alla dislocazione del tubo(peraltro unica complicanza rilevante emersa), al reflusso o alle perdite di effluenti stomali, sono state menzionate come risolvibili, mentre le complicanze riguardanti la cute peristomale sono nettamente inferiori rispetto alla stomia classica.
La scelta tra stomia e tubostomia è sempre successiva alla valutazione di diversi fattori e delle caratteristiche cliniche del neonato ed implica un lavoro multidisciplinare. Allo stesso modo, garantire un’assistenza di qualità deve prevedere il coinvolgimento della famiglia che dopo la dimissione dovrà gestirne la cura lungo percorso di adattamento e guarigione.
Dal momento che la famiglia rappresenta il miglior punto di riferimento in grado di incidere positivamente sul benessere psico-fisico del neonato e sul suo sviluppo, un modello basato sulla Family Centered Care potrebbe essere una risposta efficace ad alcune necessità correlate alla presa in carico del neonato da parte dei genitori. In particolare consentirebbe, sin dal momento del ricovero, un adeguato supporto emotivo per gestire tutte le emozioni legate all’ansia e allo stress e il trasferimento delle competenze tecniche e pratiche nella gestione della stomia a casa.
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- Kirkland-Kyhn H, Martin S, Zaratkiewicz S, Whitmore M, Young HM. Ostomy Care at Home. Am J Nurs. 2018; 118(4): 63-68.
- Forest-Lalande L. Best Practice Guidelines for Ostomy Care in Neonates, Children, and Adolescents: An Executive Summary. J Wound Ostomy Continence Nurs. 2023; 50(5): 381-385.
- Coletta R, Zulli A, O’Shea K, Mussi E, Bianchi A, Morabito A. Minimizing Enterostomy Complication in Neonates, Lessons Learnt from Three European Tertiary Centres. Children (Basel). 2022; 9(2): 162.
- Grandi A., Midea I. E., Toscano L., Nicolosi B. Stoma and tube stoma: two sides of the same coin? A scoping review. infermieristica journal, 2024; 3(1): 27-35. doi: 10.36253/if-2559
- Forest-Lalande L. Best Practice Guidelines for Ostomy Care in Neonates, Children, and Adolescents: An Executive Summary. J Wound Ostomy Continence Nurs. 2023; 50(5): 381-385.